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Dopo l’operazione “Alga avvelenata” bandita la sostanza matrina dall’agricoltura italiana

Si tratta di una sostanza neurotossica presente nei fertilizzanti naturali e nei cibi

Natura matrigna? Sì, ma a volte anche un pò “matrina”. Dalla Cina alle buste dei fertilizzanti naturali. Poi nei terreni: agricoltura convenzionale ma anche biologica dal momento che si tratta di prodotti naturali. E infine nei piatti degli italiani. Con un ingrediente tutto da verificare e quindi bandito in Italia in base al principio di precauzione: la matrina, appunto.

Grazie all’operazione “Alga avvelenata”, partita dalla Sardegna nei giorni scorsi, le confezioni fuori norma sono state sequestrate con un intervento in 366 esercizi commerciali da un capo all’altro della Penisola. E l’Ordine nazionale dei biologi ha fatto un pò di conti. «Nell’ultima operazione siamo partiti da un quantitativo immesso sul mercato pari a 42.125 chili di prodotti con i quali si potrebbero trattare circa 42mila ettari di suolo agricolo – spiega Luciano Atzori, segretario dell’Ordine ed esperto in sicurezza alimentare – ma i sequestri hanno riguardato oltre 11 tonnellate di prodotto. La differenza? Se la sono mangiata molti italiani».

Con quali rischi? La matrina è una sostanza naturale usata da sempre in Oriente. «Ma deve essere chiaro – avverte Atzori – che non tutto ciò che è ‘naturale’ è innocuo o addirittura salutare. Infatti, proprio per questo motivo, bisogna sempre eseguire dei validi studi. A me basta questo: la matrina è una sostanza non commercializzabile nei paesi dell’Ue, e quindi anche in Italia, perché neurotossica». Ma fa male all’uomo?

«Ci ancora pochi studi per poter dare risposte certe – sottolinea l’esperto – ma esistono invece tanti e approfonditi studi sugli effetti nocivi nei confronti di altri animali come gli insetti». L’unica difesa è l’informazione: da parte degli agricoltori, vittime spesso in buona fede e ignare di quello che spargono nei campi. E dei consumatori finali. Attenzione alla matrina. Ma non bisogna fare – è il caso di dirlo visto che si parla di campagne – di tutta l’erba un fascio. «Nonostante fatti di cronaca e allarmismi – precisa Atzori – l’Italia risulta essere uno degli Stati Ue con minor presenza di residui tossici nei prodotti orto-frutticoli. Basti pensare che solo nel 2014 sono state effettuate determinazioni analitiche su circa 79 mila campioni prelevati da ben 647 diversi tipi di alimenti e oltre il 97% delle analisi ha evidenziato il rispetto dei limiti di legge dei residui. Questi risultati sono l’effetto del diffondersi dell’agricoltura biologica, del rispetto da parte della maggior parte delle aziende agricole delle procedure imposte dalla normativa vigente e soprattutto dell’intensa attività degli organi preposti ai controlli».

Stefano Ambu

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